In ogni forma di relazione, sia essa professionale o personale, la persona ne è sempre il centro e il fine. E questo, Graziella Moschino, esperta in marketing e comunicazione, lo sa bene. Infatti, nella sua vita lavorativa propone agli imprenditori una formazione utile per far emergere la persona imprenditore in relazione con la persona cliente. Un metodo di lavoro che le è venuto spontaneo applicare anche per l’associazione di volontariato Unitalsi, in cui da anni riveste il ruolo di vicepresidente della sezione Lombarda. Ha provato a sperimentare qualcosa che nessuno mai aveva provato a fare. L’ambito può sembrare diverso dal solito, ma Graziella ha assistito in prima persona al cambiamento avvenuto anche all’interno del mondo del volontariato, e ha dunque avvertito l’esigenza di apportare qualcosa di innovativo e utile all’interno della associazione. Una realtà, quella del terzo settore, divenuta sempre più esigente e che richiede al volontario di essere, saper essere e saper fare. Delle conoscenze alle quali non ci si può arrivare se non tramite un percorso formativo, quale quello intrapreso negli scorsi mesi insieme ai presidenti e ai volontari dell’associazione.

Oggigiorno anche in questo ambiente è sempre più necessario avere delle persone preparate, qualificate, specie se i servizi svolti sono rivolti a persone con fragilità o deficit. L’Unitasi Lombarda, impegnata nel trasporto e nell’assistenza di malati disabili, rappresenta proprio una di queste realtà, in cui il volontario è messo a stretto contatto con la persona. “A volte ci si butta nel volontariato per realizzarsi in un altro modo rispetto all’attività lavorativa, senza però avere coscienza del perché lo si fa” spiega Graziella Moschino, nell’articolo della rivista “Il Segno”. Quando si sceglie di far parte di una associazione di volontariato è utile quindi avere consapevolezza del servizio svolto: “più sono consapevole del perché vado a occupare un ruolo e quali sono le motivazioni per cui aderisco a una associazione, più riesco a relazionarmi con gli altri”, prosegue Graziella.

Di estrema importanza sia in ambito professionale sia nel mondo del volontariato, la relazione con noi stessi e con gli altri. Martin Buber, filosofo e pedagogista del 1900, sosteneva ne “Il Cammino dell’uomo” come fosse indispensabile avere cura della relazione con sé stessi per poi arrivare alla relazione con l’altro. Pertanto, avere una buona relazione con noi stessi, consente di essere più aperti e inclini all’accettazione e alla comprensione dell’altro, per le sue risorse, ma anche per i suoi limiti. Ciò che blocca le relazioni nel nostro tempo è la paura del giudizio altrui riguardo a noi stessi. Per questo si indossano maschere capaci di nascondere chi siamo veramente, impedendo tuttavia al vero io di emergere, lasciando la persona in balia della frenesia della vita “nella quale siamo coinvolti, fagocitati, ci toglie la bellezza di riscoprire la dimensione del parlare per essere ascoltati”. Dalle parole di Graziella affiora un altro punto saliente: l’importanza dell’ascolto. “A volte parliamo, ma gli altri ci sentono, non ci ascoltano, non sanno neanche che cosa stiamo dicendo. Nella relazione è importante parlare a quattr’occhi, guardandosi in faccia”.